Sito denuclearizzato

domenica 30 settembre 2012

Marrazzo perdona questo nostro Paese

Era da un po' che volevo porgere le mie scuse personali, per quel che valgono, all'ex Presidente della Regione Lazio, Marrazzo, e finalmente trovo il tempo. Io sono veneto, e della presidenza della regione Lazio so solo quello che leggo sui giornali, ma si tratta di una questione di principio, che ha a che fare con lo schifoso moralismo religioso, che serpeggia sempre in questa nostra Repubblica.
Se un Presidente di Regione viene pizzicato in atteggiamenti "moralmente sconvenienti", che hanno tuttavia a che fare solo con la sua intima sfera sentimentale e sono del tutto personali, addirittura il Vaticano si muove e tuona dall'alto di scranni color porpora al rigore morale. Tanto si muove attorno a questa vicenda, che il Presidente è costretto a rassegnare le dimissioni, con la "fedina morale" sporca per sempre.
Se un Presidente di Regione si rende complice (non fosse altro con la sua ignoranza), di ruberie a piene mani dalle casse della Regione e dalle tasche dei contribuenti, ad opera di faccendieri, lecca culo, profittatori, opportunisti della politica, che del rubare hanno fatto un'arte sottile, seguendo l'esempio di ministri e presidenti del consiglio degli ultimi anni, allora non una voce si leva a disappunto, se non quella flebile della popolazione ferita, troppo debole per arrivare alle stanze del potere. Per fortuna ci sono servitori dello Stato, troppo spesso denigrati, come magistrati e finanzieri, che talvolta cercano di rendere giustizia a questa povera popolazione vessata e tassata, ed oltre tutto anche presa per il culo da chi stenta ad arrivare a fine mese con stipendi mensili a cinque cifre.
Strano, questo nostro Paese, dove non si possono avere gusti sessuali diversi dalla religiosa eterosessualità (ma l'adulterio, per esempio, non viene nemmeno commentato), ma si può impunemente rubare, senza che alcuno si alzi indignato chiedendo dimissioni immediate.
Scusaci Marrazzo, ma quelli come me (e credo ce ne siano a bizzeffe) non sono complici di questo sistemi, cercano anzi di tenersene alla larga. Se fosse per quelli come me, tu saresti ancora Presidente della Regione Lazio.

Saluti

domenica 9 settembre 2012

In Germania ai tempi della crisi

Qualche giorno fa, Angela Merkel ha sostanzialmente ceduto alle pressioni dell'Europa, in primis di Monti e Draghi, per l'istituzione di un fondo salva stati, che consentiebbe alla BCE di acquistare titoli di stato dei Paesi in difficoltà, garantendo di fatto dalla banca rotta degli stessi. Il tutto con dei ben precisi limiti temporali, di modo che sia chiaro che la BCE non può acquistare titoli all'infinito.
I timori dei tedeschi erano sostanzialmente legati al fatto che, con tale prospettiva, i Paesi dalle finanze più allegre e disinvolte (leggi gli stati mediterranei ma non solo) avrebbero approfittato della situazione esponendosi a rischi finanziari, certi del fatto che tanto poi mamma BCE sarebbe intervenuta a salvarli. In questo scenario il rischio di aumento incrontrollato dell'inflazione era più che presente, motivo per cui i tedeschi si sono sempre detti contrari a questa soluzione.
Perchè allora la Merkel, l'altro giorno, alla fine avrebbe ceduto alle pressioni europee?
Mi piacerebbe pensare per senso di responsabilità ed europeismo convinto. Ed in parte credo ancora che sia così, nonostante gli amici nord europei con cui mi trovo ormai spesso a parlare si dicano in generale piuttosto stanchi di "salvare le chiappe agli stati mediterranei". E come dare loro torto, anche se non manco mai di ricordare che la situazione della Grecia è stata favorita e finanziata molto anche dalle Banche Tedesche (motivo per cui la Germania ha, nonostante tutto, sempre appoggiato il salvataggio della Grecia). Ma proprio questo potrebbe essere uno degli altri motivi per cui la Merkel ha deciso di appoggiare la BCE.
Un amico tedesco mi spiegava che proprio il debito della Deutsche Bank verso  la Grecia sarebbe stato "democraticamente" distribuito sulle spalle dei tedeschi. Il Governo tedesco, sostanziale appendice del sistema bancario e finanziario in generale (un po' come accade in tutti i Paesi Europei) e della Deutsche Bank in particolare, avrebbe direttamente garantito per il suddetto debito, rendendo quindi possibile la rivalsa della Deutsche Bank sui contribuenti tedeschi, in caso di insolvenza della Grecia o di default finanziario ellenico.
Siamo ancora convinti che il capitalismo ed il neo liberismo siano il migliore dei modelli di sviluppo possibili?

Saluti

martedì 4 settembre 2012

Pussy Riot: un Processo di Regime

Sull'ultimo numero di Internazionale ho avuto modo di leggere alcuni estratti del processo alle Pussy Riot, una banda punk rock russa costituita da tre ragazze più che agguerrite contro Putin ed il suo sistema di gestione del potere, e che penso oramai tutti conoscano.
Beh, gli articoli hanno dell'incredibile. A leggerli sembra di tenere in mano un vecchio romanzo russo (quelli sì che valevano), dove ogni singolo personaggio è una metafora, rappresentativa del grottesco regime degli zar che, in occasione di un processo, nega la parola e la difesa agli imputati, ne zittisce gli avvocati, considera irrilevante qualsiasi intervento teso a dimostrare la verità.
Ma andiamo con ordine.
Nel Febbraio 2012, all'alba delle elezioni russe e con una protesta montante contro Putin, che lui stesso non aveva mai visto, le Pussy Riot hanno organizzato 30 secondi di azione dimostrativa all'interno di una chiesa di Mosca. Dopo aver indossato dei passamontagna, hanno iniziato a saltare, scalciare e pogare come forsennate ("muovendosi a scatti come diavoli", dirà poi una teste al processo) sotto l'altare. Le immagini, riprese da un sostenitore del gruppo, sono poi state montate con musica e parole il giorno dopo e messe in rete con un video dal titolo "Preghiera Punk" (basta andare su You Tube e digitare Pussy Riot Punk Prayer).
La scusa dell'offesa alla cristianità della Russia (non mi risulta che la Russia sia famosa per l'orgoglio cristiano, ma comunque il patriarca moscovita Kirill, grand esostenitore di Putin, ha chiesto pene esemplari), è stata presa come motore per un processo che, in realtà, non è altro che una prova di forza del regime contro ogni espressione di dissenso e libero pensiero. Le Pussy Riot sono state zittite perchè contrarie a Putin ed al sistema da lui instaurato in Russia, in un modo, a dire il vero, che nelle ultime settimane ha crato un po' di imbarazzo perfino nei suoi più accesi sostenitori. Nonostante le proteste internazionali (molti nomi dello spettacolo e della musica, fra gli altri Franz Ferdinand, Sting e RHCP, si sono pubblicamente espressi in sostegno della band moscovita), e nonostante la plateale figuraccia fatta dal Sistrema Russia al processo (ripeto, quanto letto è semplicemente grottesco e sembra riportare indietro agil anni bui dei processi farsa delle peggiori dittature), il processo ha visto una fine: le Pussy Riot sono state condannate a 3 anni e mezzo di carcere.
Questi sono gli stati con cui intratteniamo rapporti commerciali e dai quali ci riforniamo di energia.
PUSSY RIOT LIBERE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Saluti